Demenza e disturbi del sonno: la melatonina

I disturbi del sonno fanno parte del normale processo di invecchiamento e sono caratterizzati  dalla difficoltà del paziente ad addormentarsi, da una crescente frammentazione del sonno con frequenti risvegli e tendenza al sonno diurno, etc. Nei pazienti affetti da demenza tali sintomi aumentano e si complicano: i risvegli sono sempre più frequenti e possono associarsi ad agitazione, disorientamento, girovagare notturno …. provocando sconforto e disagio sia al soggetto che ai familiari che li assistono.
Per limitare questi disturbi si possono mettere in atto diversi metodi preventivi: ad esempio limitando il sonno diurno del paziente mantenendolo attivo, tenendolo occupato, favorendo l’attività fisica meglio se all’aria aperta. Un altro accorgimento può essere quello di far bere un po’ di latte al paziente prima di addormentarsi evitando invece tutte le bevande che contengono caffeina come il caffè, la cioccolata ed il tè. A volte può essere presente un’alterazione del ritmo sonno/veglia: si tratta di un fenomeno che interessa frequentemente i pazienti con demenza che perdono la capacità di distinguere tra il giorno e la notte. In questi casi è possibile intervenire facendo in modo che la stanza dove il paziente dorme sia buia durante la notte.

MELATONINA: soprattutto nei casi di alterazione del ritmo sonno-veglia diverse evidenze scientifiche dimostrano l’utilità di questa sostanza. La melatonina viene prodotta dal nostro cervello (nello specifico dalla ghiandola pineale) ed è strettamente associata con il ciclo luce-buio. L’aumento notturno di questa sostanza si associa ad  una maggiore propensione al sonno e alla sincronizzazione dell’orologio circadiano. Inoltre recenti studi hanno dimostrato come la melatonina abbia effetti citoprotettivi, antiossidanti e persino anti-amiloide evidenziando il ruolo benefico di questa sostanza nelle principali  malattie neurodegenerative tra cui  morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica e sclerosi multipla e morbo di Alzheimer.
Nei soggetti affetti da demenza di Alzheimer si assiste infatti ad un’alterazione della secrezione di questa sostanza.
Alcuni studi clinici hanno pertanto cercato di dimostrare l’efficacia della melatonina nella demenza di Alzheimer. In realtà gli studi più importanti, condotti in doppio cieco randomizzati controllati con placebo, sono pochi (solo 6) e presentano un campione di pazienti limitato, oltre ad avere prodotto dei risultati non univoci. Sebbene la melatonina non sembra presentare effetti collaterali significativi anche a dosaggi elevati, solo alcuni studi hanno dimostrato degli oggettivi effetti benefici

Pertanto, la melatonina è considerata ad oggi come un potenziale agente terapeutico nella applicazione clinica nelle demenza di Alzheimer ma servono ulteriori studi clinici di maggiori dimensioni e melgio progettati per confermare questi risultati.

Dott. Giuseppe Antista
Specialista in Geriatria e Medicina Generale

 

Bibliografia:
– Laure Peter-Derex, Pierre Yammine, Hélène Bastuji, Bernard Croisile. Sleep and Alzheimer’s disease. Sleep Med Rev. 2015 Feb;19:29-38.
Cardinali, D.P., Furio, A.M., and Reyes, M.P. Clinical perspectives for the use of melatonin as a chronobiotic and cytoprotective agent. Ann N Y Acad Sci. 2005; 1057: 32 –336
- Lin, L., Huang, Q.X., Yang, S.S., Chu, J., Wang, J.Z., and Tian, Q. Melatonin in Alzheimer’s disease. Int J Mol Sci. 2013; 14: 14575–14593
- Miller E1, Morel A, Saso L, Saluk J. Melatonin Redox Activity. Its Potential Clinical Application in Neurodegenerative Disorders. Curr Top Med Chem. 2014 Dec 29.

 

 

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